Etichettato: Astor Piazzolla

Richard Galliano: «Appartengo alla tribù delle emozioni».

Una carriera cinquantennale, tre dischi appena usciti e tre in programma, Richard Galliano si avvia a spegnere settanta candeline quest’anno. In questa intervista il grande virtuoso dell’accordeon ripercorre le tappe della sua attività e gli incontri che hanno segnato la sua vita, da Juliette Greco a Serge Reggiani, da Cher Baker a Enrico Rava, da Astor Piazzolla a Michel Legrand ai quali, dice, «devo tutto: ho seguito le loro orme».
L’intervista su “Il Venerdì di Repubblica”

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Astor Piazzolla, a 25 anni dalla scomparsa è sempre più contemporaneo

Astor Piazzolla moriva il 4 Luglio 1992. A venticinque anni dalla scomparsa esce un disco che ne conferma la statura di classico. Escualo (Decca) del chitarrista Giampaolo Bandini e del bandoneonista Cesare Chiacchiaretta, mostra ancora una volta la forza della musica dell’argentino. «Il segreto? Rigore e libertà».
L’intervista su “Il Venerdì di Repubblica”.

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I fattori umani

Continuo la pubblicazione dei post usciti sul blog QUINTO MONDO, che ho tenuto sul E-Il Mensile.

5 luglio 2012
Fernando Lugo, Graham Greene e la Milonga dell’Angel

In un momento cruciale del suo romanzo Il fattore umano, Graham Greene fa dire al protagonista Maurice: «Sai, non sono mai stato religioso, mi sono lasciato indietro Dio nella cappella della scuola, eppure a volte mi capitava di conoscere preti, in Africa, che mi facevano credere di nuovo – per un momento – davanti a un bicchiere…».

La figura di questo prete immaginario mi ha ricordato l’ex-presidente del Paraguay Fernando Lugo. Ex-presidente ed ex-prete. Un tipico personaggio greeniano. Il sacerdote che cammina tra i contadini e i diseredati, diviso tra l’amore di Dio e gli amori terreni, diviso tra la missione pastorale e la passione politica che a un certo punto della sua strada si trova dinnanzi a un bivio: e sceglie la politica. Ma porta con sé tutti i fantasmi di quelle terre dalle vene aperte. Porta con sé il suo passato senza immaginare che nel regno del cinismo gli faranno pagare ogni passo falso, ogni porta lasciata aperta: sa, probabilmente, che i nemici sono dentro e fuori il suo piccolo paese sudamericano. Sa che le forze oscure che hanno governato quella terra di latifondo e omicidi impuni non si rassegneranno facilmente, eppure è tanto pieno di fede da credere che le cose possano cambiare.
E’ un personaggio complesso, non c’è dubbio. Tratteggiarlo è utilizzare una tavolozza di neri e di grigi, ma anche di purpurei addensamenti improvvisi. Le forze che gli volteggiano contro sono molto più numerose di quanto poteva immaginare, là nelle terre del finimondo.
E’ il personaggio ideale a trovarsi al centro di una congiura: Leonardo Sciascia offrirebbe per lui diversi titoli perfetti, ma basterebbe “il contesto”. Ecco: il contesto, nell’accezione sciasciana, è il teatro dei burattini dove Lugo si trova a soccombere in un golpe orchestrato in silenzio e lucidamente come una macchina scenica. In questo caso, ha ancora ragione Graham Greene: è il fattore umano, quello che gli ha teso l’ultima trappola. E cioè la sua umanità e quello che gli hanno insegnato gli amici che oggi non lo sono più: la vocazione al martirio, il porgere l’altra guancia, il portare la croce anche laddove ingiusta. E’ il destino di questo personaggio che le fantasie si contendono.
Il finale è sempre la parte più difficile. Certamente è l’America Latina a fornire alla trama la colonna sonora ideale: è la Milonga dell’Angel, la musica che coglie, di quelle terre, la trascendenza e il delirio. E’ anche un atto per ricordare i vent’anni della morte del suo autore, Astor Piazzolla.