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Nel frattempo c’è chi governa. Dilma in Cina

Mentre in Italia la classe politica è fondamentalmente impegnata a decidere da chi andare ospite in tv, nel resto del mondo governano. In Brasile, per esempio, la presidente Dilma Rousseff è atterrata oggi in Cina per la sua prima visita ufficiale in Asia. E non ha iniziato dai compiti facili, bensì visitando il suo maggior partner commerciale e collega di Bric’s, gigante similiare con il quale le relazioni sono forti ma non mancano i problemi, con una bilancia commerciale che pende pesantemente in favore dei cinesi. Il Brasile esporta infatti soprattutto commodities, materie prime come ferro e soia, di cui è il maggior produttore mondiale. Per la verità quello dei prodotti finiti è un po’ il problema brasiliano: ne produce pochi, e quei pochi, sono cari. Mentre altri Paesi si beneficiano con le materie prime brasiliane, tantissime, e poi vendono i prodotti finiti guadagnandoci bene. Ciò detto, ci sono aziende brasiliane, come la Embraer, terzo costruttore al mondo di aereoplani, che hanno nel mercato cinese un cliente fondamentale, tanto che uno degli obiettivi del viaggio di Dilma è formalizzare la produzione di una parte della flotta Embraer sul territorio cinese, in special modo dei jet executive modello Legacy. Oltre alla vendita di nuovi modelli 190, già in servizio in Cina, come in Europa, sotto l’insegna di molte compagnie. Altro settore strategico è quello della carne suina, di cui la Cina è il maggior consumatore al mondo: il Brasile ne produce moltissima e cerca un rafforzamento della domanda. Dilma cerca anche investitori per le infrastrutture, che in Brasile non sono all’altezza dell’attuale momento di crescita. C’è un interesse da parte dei cinesi per entrare come dominatori nel progetto del treno ad alta velocità che dovrà collegare Rio a San Paolo. Se ne parla da tempo, doveva essere pronto per il Mondiale di calcio del 2014, ma appare già in grande ritardo. Al seguito di Dilma viaggiano circa 200 imprenditori dei più svariati settori.

Cinesi d’Angola, avanti c’è posto

Il Cinese è il titolo del più recente romanzo dello svedese Henning Mankell pubblicato in Italia. Mankell è un meraviglioso scrittore di gialli, che trascorre la sua vita tra la Svezia e il Mozambico. Il Cinese è la storia di una strage, di una vendetta consumata in Svezia ma che nasce lontano. La sua origine è legata all’epopea dei cinesi che costruirono le forrovie americane in condizioni di schiavitù. Mankell riallaccia la sua storia all’attualità, raccontando un esodo simile dalla Cina all’Africa dei giorni nostri. E sta accadendo. Come informa lunedì 24 la Folha de S.Paulo l’esodo africano è già in atto. L’Angola è uno dei Paesi subsaaariani con gli indici di crescita maggiori, circa 8% all’anno. Il Brasile investe moltissimo, ma non come la Cina, che versa miliardi di dollari per costruire infrastrutture in cambio del petrolio: l’oro nero angolano è infatti responsabile del 50% del Pil del Paese. Il giornale informa che già 100 mila cinesi lavorano in cantieri angolani e che esisterebbe il progetto di mandarne in Africa fino a 2 milioni, manodopera a bassa specializzazione che potrebbe sostituire quella locale: in un Paese uscito da neanche dieci anni dalla guerra civile, dove già la tassa di disoccupazione oscilla tra il 20 e il 30%, non sarebbe uno scenario francamente paradossale?
(foto dal blog  juborges.wordpress.com)