Etichettato: Africa

Brasile-Mozambico: la soia brasiliana emigra in Africa

Un ettaro di terra fertile a 21 Reais all’anno, cioé 10 euro. E’ questa l’offerta che il governo del Mozambico ha servito sul piatto all’agrobusiness brasiliano. Una concessione di 50 anni rinnovabile per altri cinquanta, per un territorio di 6 milioni di ettari, vale a dire quasi tutto il nord della Repubblica presidenziale africana, terzo paese economicamente più stabile dell’Africa, il cui Pil cresce in media del 7% all’anno (sebbene il 70% della popolazione viva sotto la soglia della povertà). Secondo quando riporta un ottimo reportage della Folha de S.Paulo, la prossima frontiera per i grandi produttori agricoli brasiliani è l’Africa. E non solo il Mozambico: secondo un progetto di sviluppo della Fondazione Getulio Vargas in Africa, produttori brasiliani esploreranno nei prossimi mesi possibilità di impiantare coltivazioni anche in Senegal, Liberia, Zambia e Guinea Bissau. In Brasile il costo della terra è cresciuto del 15% solo nell’ultimo anno: ma non è solo il prezzo esorbitante della terra a scoraggiare l’espansione in patria dei megaproduttori di soia, canna da zucchero (alcol), caffé, cotone. In Brasile le leggi ambientali, nonostante i punti deboli, rierscono a preservare certe aree che fanno gola ai produttori, come il “cerrado” del Mato Grosso, una sorta di cintura iperfertile della zona Amazzonica. In Africa questo tipo di limitazioni non esiste: il Mozambico impone però che il 90% della monodopera sia locale, mentre il Brasile dovrà importare la tecnologia, sulla quale potrà far valere l’isenzione fiscale.
Il Brasile si mette dunque in fila dietro a Cina e India che già sfruttano terra africana esportando manodopera specializzata e tecnologia. Non si tratta necessariamente di una notizia negativa per gli africani, a patto che la ricchezza prodotta sia distribuita equamente. Anzi: importare nuova tecnologia sarebbe un bene, per uscire da modelli produttivi medievali come quelli della foto in alto. Purtroppo la storia delle colonizzazioni, qualsiasi esse siano, ci dice sempre qualcosa di diverso: la ricchezza non resta dove viene prodotta, ma emigra anche lei. Spesso fa il viaggio al contrario. Un viaggio brutale e senza ritorno proprio come la carestia a cui stiamo assistendo in questi mesi.

Idi Amin, l’ultimo vergine del Brasile

Certe storie ti vien voglia di prendere l’uomo, si si, proprio l’essere umano e, come faceva Totò, apostrofargli un bel: ma mi faccia il piacere! Quella di Idi Amin, gorilla di 37 anni “ospite” dello zoo di Belo Horizonte è una di quelle storie. Catturato in Africa quando era ancora un bebé, venne trasferito in Francia e da lì viaggiò fino in Brasile. All’epoca aveva una compagna, che però morì poco dopo. Nel 1984 allo zoo giunse Cleopatra, una gorilla femmina della sua stessa eta’, ma anche lei morì in breve tempo. Per farla breve Amin (si, propprio come il dittatore dell’Uganda, altra bella idea!) non ha mai avuto una storia d’amore ed è, secondo quanto raconta in un bell’articolo la Folha di S.Paulo, l’ultimo gorilla vergine dell’America del Sud. Ancora oggi in cerca di una compagna… Domanda: se lo meritava? Ma mi faccia il piacere!
(Nella foto Reuters corpi di gorilla del Congo catturati illegalmente, da The Sidney Morning Herald)